nel bosco sacro

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la creazione dell'Androgino

 

 

Sale espositive
'Le grotte del Pievano'
Monsano 2009

 

 

Nel Bosco Sacro, la Creazione dell’Androgino, è un percorso iniziatico che si svolge attraverso il simbolismo della geometria e dei numeri, partendo dal presupposto che il numero sia una vera e propria entità e la geometria ne costituisca la forma.
Scopriamo l’interazione e la compenetrazione dei triangoli, simboli trini della creazione, ne assorbiamo l’essenza, lasciandoci riequilibrare e bilanciare nei nostri due aspetti, opposti ma inscindibili, del maschile e del femminile dal cui “bilanciamento” scaturisce l’androgino che porta al superamento della dimensione umana verso uno stato di coscienza “altro”.
Le entità numeriche ci insegnano che ciò che è potenzialmente attivo, ’energia creatrice, l’UNO, è di per se stesso inerte. È necessario passare attraverso il DUE, attraverso la duplicità, il femminile, per far si che scaturisca la creazione, il TRE, che diventa poi materia col QUATTRO.
Allora sveliamo la DEA e le restituiamo il suo posto d’onore nell’ambito della creazione, riconoscendola come elemento imprescindibile della Trinità.
Siamo in uno spazio sacro dove la ricerca del divino passa attraverso l’ascolto e la compenetrazione con la creazione, il Bosco.
Arriviamo infine all’albero cosmico, che trae nutrimento dal cielo ed elargisce frutti sulla terra, in un continuo stato di Abbondanza: la Dea Madre.


“dell’arbore che vive della cima,
e frutta sempre, e mai non perde foglia”

Dante, Paradiso XVIII 28                                              

 


Entro nel giardino e proprio nel centro
lo vedo
la vedo
proprio nel centro vedo l‘albero
ed è dal cielo
che egli trae il suo nutrimento
che ella trae il suo nutrimento
il nutrimento
egli lo trae dal cielo
ella lo trae dal cielo
frutti in abbondanza
egli genera
ella genera
notte e giorno
e giorno e notte
egli genera frutti
ella genera frutti
e li genera in Abbondanza

Stefania Ricci                                                                                         

 

 

Presentazione di Simona Cardinali

Occhi chiusi, piedi nudi, vesti morbide e sottilissime, solo questo ci viene chiesto per entrare nel bosco sacro. Correnti ancestrali soffiano misteriose e regole algebriche deviano in senso rigoroso i soffi di vita che anelano l’antropomorfa creazione.
Un ovulo nascosto, perfettamente fecondato aspetta in un orifizio prezioso di una ruga d’albero, la sua prima alba. Creano leggeri spostamenti d’aria, le delicate e studiate opere di Stefania Ricci e lo spettatore avvolto, viene portato in aria per poi essere riposto in una dimensione diversa da quella conservata nella sua più recente memoria.
Inequivocabilmente, il pensiero sfugge verso artisti come il ben noto Giuseppe Penone, che dalla natura derivano il loro fare artistico.
L’artista piementose vede nella natura la sovrana forza generatrice di forme archetipe, a cui sta alla natura stessa la volontà di modificarle per dotarle di senso, anche quando l’uomo interviene con i suoi controllati innesti.
Forme naturali cresciute in stampi, resine vegetali su cui stampare impronte umane, è comunque sempre la “pachamama” la madre terra a dirigere con le sue innate leggi calcolate, tutti i processi di generazione.
Stefania Ricci interroga la natura, e quel che ne esce è la traduzione artistica di un partecipato profondo colloquio tra due esseri accomunati dalla capacità di creare: la natura con i suoi ritmi universali, la Ricci con materie artistiche rette da speculazione filosofica.
I simboli della creazione aprono il percorso che scivola tra gli spazi, una sottile linea rossa pulsa e segna la direzione. Per muoversi è necessario seguire tappeti di foglie, che i sospiri di un vento fertile ha depositato da una stanza all'altra.
L'equilibrio di un asse sospeso regge i cardini della creazione, l'uomo e la donna; ma è chiaramente la donna a orchestrare e permettere l'atto finale.
E' la donna che dà vita, presente in tutte le opere di questo luogo e che pone come custode del bosco sacro, (di cui ne è indiscutibilmente la padrona) l’androgino, sua protetta creatura. L'alta e snella figura bianca, le cui sembianze nascono dalla fusione dei simboli dei due sessi, la possiamo segretamente spiare mentre intrattiene un sublime dialogo con l'albero della vita dalle radici rivolte verso il cielo.
Il germogliare di foglie dorate, dal sottile fusto d'albero finemente intagliato, svela l'amore e l'ancestrale fusione dei due personaggi, che da anni compiono antichi rituali e aspettano da tempi immemori di essere riassorbiti da un vortice di linfa vitale.

Simona Cardinali